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Inganno e disinganno: il potere del linguaggio in “Othello” e “King Lear”

Skill Level Beginner
Language Italian

Overview

Il corso sarà incentrato sull’analisi ravvicinata e il commento critico di versi tratti da due delle più importanti tragedie di William Shakespeare: Othello e King Lear. Entrambe le opere disegnano la parabola esistenziale di uomini che, incapaci di distinguere la verità dalla menzogna e il bene dal male, divengono artefici del proprio tragico destino. Il moro Othello, lo stimato generale al servizio della Repubblica di Venezia, viene irretito da Iago, il suo alfiere, un personaggio satanico che, da vero e proprio deus ex machina dell’opera, dirige le azioni di tutti i personaggi. La sua arma principale, attraverso cui riuscirà ad insinuare in Othello il sospetto di essere stato tradito dalla moglie Desdemona sino a condurlo alla totale devastazione psicologica, è il linguaggio: maestro di ogni sottigliezza retorica, manipolatore di una parola sempre ambigua, fondata sulla dissimulazione, sull’omissione di dati o sulla negazione di concetti affermati in precedenza – la reticenza e la litote sono tra i suoi strumenti privilegiati – confonderà la sua vittima facendola crollare sotto il peso delle sue stesse insicurezze. Il linguaggio e le arti della retorica in specie ricoprono un ruolo di primo piano anche nella scena d’apertura di King Lear. Il re di Britannia, ormai vecchio, si accinge ad abdicare e intende suddividere il regno tra le sue tre figlie, Gonerill, Regan e Cordelia. Potrebbe farlo in forma privata, comunicare le sue volontà solo alle eredi e alle persone più vicine.

Ma il re Lear, che ha sempre vissuto di cerimonie e fasti, uso a quantificare tutto ciò che lo circonda, pretende un ennesimo atto di adulazione pubblica e chiede alle figlie di esprimere in parole, in forma solenne e di fronte ai sudditi, l’amore che nutrono per lui. Gonerill e Regan, le due figlie maggiori, si dimostrano – al pari di Iago – esperte nelle arti della retorica, assecondando l’egocentrismo paterno. Cordelia, la più giovane, è timida e sincera, ama tanto il padre da non riuscire a proferire parola. Ma il padre non sa decifrare il linguaggio delle figlie. Per lui poche parole corrispondono a poco affetto, si infuria contro Cordelia e la ripudia. Commette così un errore letale, e il corso dell’azione, da questo momento in poi, sarà così violento ed incontrollabile da condurlo alla follia. Una follia attraverso cui, per crudele paradosso, il vecchio monarca giungerà –quando ormai sarà troppo tardi – alla comprensione della verità e alla lucida distinzione tra il bene e il male.

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Il corso sarà incentrato sull’analisi ravvicinata e il commento critico di versi tratti da due delle più importanti tragedie di William Shakespeare: Othello e King Lear. Entrambe le opere disegnano la parabola esistenziale di uomini che, incapaci di distinguere la verità dalla menzogna e il bene dal male, divengono artefici del proprio tragico destino. Il moro Othello, lo stimato generale al servizio della Repubblica di Venezia, viene irretito da Iago, il suo alfiere, un personaggio satanico che, da vero e proprio deus ex machina dell’opera, dirige le azioni di tutti i personaggi. La sua arma principale, attraverso cui riuscirà ad insinuare in Othello il sospetto di essere stato tradito dalla moglie Desdemona sino a condurlo alla totale devastazione psicologica, è il linguaggio: maestro di ogni sottigliezza retorica, manipolatore di una parola sempre ambigua, fondata sulla dissimulazione, sull’omissione di dati o sulla negazione di concetti affermati in precedenza – la reticenza e la litote sono tra i suoi strumenti privilegiati – confonderà la sua vittima facendola crollare sotto il peso delle sue stesse insicurezze. Il linguaggio e le arti della retorica in specie ricoprono un ruolo di primo piano anche nella scena d’apertura di King Lear. Il re di Britannia, ormai vecchio, si accinge ad abdicare e intende suddividere il regno tra le sue tre figlie, Gonerill, Regan e Cordelia. Potrebbe farlo in forma privata, comunicare le sue volontà solo alle eredi e alle persone più vicine.

Ma il re Lear, che ha sempre vissuto di cerimonie e fasti, uso a quantificare tutto ciò che lo circonda, pretende un ennesimo atto di adulazione pubblica e chiede alle figlie di esprimere in parole, in forma solenne e di fronte ai sudditi, l’amore che nutrono per lui. Gonerill e Regan, le due figlie maggiori, si dimostrano – al pari di Iago – esperte nelle arti della retorica, assecondando l’egocentrismo paterno. Cordelia, la più giovane, è timida e sincera, ama tanto il padre da non riuscire a proferire parola. Ma il padre non sa decifrare il linguaggio delle figlie. Per lui poche parole corrispondono a poco affetto, si infuria contro Cordelia e la ripudia. Commette così un errore letale, e il corso dell’azione, da questo momento in poi, sarà così violento ed incontrollabile da condurlo alla follia. Una follia attraverso cui, per crudele paradosso, il vecchio monarca giungerà –quando ormai sarà troppo tardi – alla comprensione della verità e alla lucida distinzione tra il bene e il male.

Area: Università
Ente: Università degli studi di Napoli Federico II
Lingua: it_IT
Lis: No
Vecchia edizione: No
Livello Corso: Beginner
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