Consideriamo un recipiente cilindrico pieno d’acqua (parte sinistra della figura). Se pratichiamo dei forellini a diverse profondità sotto il pelo dell’acqua, da ciascuno di essi sprizza il liquido: si può facilmente verificare sperimentalmente (ad esempio facendo l’esperimento con una bottiglia di plastica) che la velocità con cui l’acqua sprizza è tanto maggiore quanto più in profondità è il corrispondente forellino. Ad esempio, nel caso rappresentato in figura, l’acqua sprizza da C più velocemente che da B, da cui sprizza a sua volta più velocemente che da A. Questo fatto ci suggerisce che più il forellino è in basso, maggiore è la forza che agisce dall’interno sull’acqua in prossimità del forellino, spingendola fuori. Ma di che forza si tratta? È la forza esercitata dall’acqua sovrastante il forellino a causa del suo peso (e del fatto che, a sua volta, sulla superficie libera dell’acqua nel contenitore preme l’atmosfera). Naturalmente la presenza di questa forza che preme dall’interno è indipendente dal fatto che ci sia o meno il forellino. Pertanto, considerando una superficina S della parete (parte destra della figura) possiamo concludere che su di essa agisce una forza, perpendicolare alla parete stessa; come vedremo fra poco, l’intensità di questa forza dipende dalla profondità. Ciò che è realmente importante per descrivere e spiegare il comportamento dell’acqua che sprizza, non è tanto l’intensità della forza che spinge da dentro perpendicolarmente alla superficie, quanto il rapporto tra tale intensità e l’area della superficie stessa. Questo rapporto prende il nome di pressione e di norma si indica con il simbolo P:
\( \textbf{P=F/S} \)
Da questa definizione segue che l’unità di misura della pressione (denominata Pascal, simbolo Pa) è pari al rapporto tra quella della forza (N) e quella della superficie (m2):
\( \textbf{Pa=N/m}^{2} \)