Il concetto di acido, nella vita comune, si perde nel passato lontano e da sempre lo abbiniamo ad un gusto (sapore aspro, acre) e, a volte, anche al carattere ‘spigoloso’ di una persona ma le definizioni chimiche di acido e base (il contrario dell’acido, specie con caratteristiche opposte all’acidità) sono state molte e molto più recenti fino ad arrivare (nel 1923) a quelle attualmente accettate e condivise dal mondo scientifico che dobbiamo a Brønsted e Lowry e a Lewis.
Questo ‘ritardo’ è abbastanza strano se pensiamo che quotidianamente non possiamo fare a meno dal venire a contatto con sostanze acide e basiche sia dentro che fuori dal nostro corpo, sia nei cibi e nelle bevande che nell’ambiente che ci circonda come il regno vegetale e gli eventi metereologici.
Pensate che per secoli gli scienziati hanno usato definizioni empiriche, determinando il carattere acido o basico delle sostanze assaggiandole: se il sapore era acre allora era una sostanza acida, nel caso fosse stato saponoso veniva identificata come basica!
Anche i termini hanno la loro storia ed origine più o meno antica. Il termine acido deriva dal latino acere, acro, mentre base si ritiene coniato nel XVIII secolo dal chimico francese Guillaume-François Rouelle per indicare le specie che, unite ad un acido, costituissero la base (appunto!) per la formazione di un sale.
Le basi vengono però chiamate anche alcali parola di origine molto più antica che viene dall’arabo al qali (cenere) e si pensa sia dovuta al fatto che dalle ceneri di diversi legni si ottenessero soda e potassa (basi!).